Le radiazioni solari: conoscerle per difendersi

Il sole invia sulla terra una serie di radiazioni elettromagnetiche sotto forma di raggi. Alcune di queste sono assorbite dall’atmosfera e non la oltrepassano, come i raggi gamma, gli x e gli Uvc. Altre, invece -ultravioletti di tipo A, ultravioletti di tipo B, infrarossi e la luce visibile- arrivano fino a noi. Ogni giorno dell’anno, quindi, la nostra pelle è bombardata da una quantità variabile -a seconda della stagione e dell’altitudine- di radiazioni più o meno energetiche. Vediamone alcune brevemente.

Gli Uvb (lunghezza d’onda tra i 290 e i 320 nm – l’unità di misura è il nanometro, un miliardesimo di metro) sono radiazioni in parte fermati dallo strato di ozono e costituiscono il 2% degli ultravioletti che arrivano al suolo. Molto energetici, penetrano facilmente nella pelle e una parte di essi, compresa tra il 10 e il 20%, giunge fino al derma. Gli Uvb sono responsabili dell’eritema e, insieme con i raggi Uva, della pigmentazione ritardata e a lungo andare provocano seri guai sia ai sistemi di riparazione, sia di riproduzione delle cellule.

Gli Uva (corti: 320-340 nm; lunghi: 340-400 nm) rappresentano il 98% dei raggi ultravioletti che arrivano al suolo. Meno energetici degli Uvb, possiedono, però, un superiore potere di penetrazione, tant’è vero che il 20- 30% di essi arriva fin dentro al derma. Causano, poi, l’ossidazione dei precursori della melanina, divenendo così responsabili della pigmentazione immediata e collaborando a quella ritardata. Inoltre, sono responsabili dei processi di fotoinvecchiamento, dato che agiscono sulle strutture collageniche ed elastiche del derma. Gli Uva, infatti, generano a livello cellulare radicali liberi che danneggiano i lipidi di membrana, le proteine e provocano rotture del Dna. Al contrario degli Uvb, non esiste nel caso degli Uva il segnale d’allarme dell’eritema. Così gli Uva a basse dosi possono indurre alterazioni cumulative più importanti degli Uvb, e soprattutto più insidiose. Infine ci sono le radiazioni Ir (800-3.000 nm), responsabili della sensazione di calore, che aggravano il fotoinvecchiamento e aumentano la sensibilità ai raggi ultravioletti.

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