Psicocosmesi in farmacia: la bellezza viene da dentro

Parliamo di un nuovo approccio al cliente/paziente della farmacia: riguarda la connessione tra pelle e cervello e ha l’obiettivo di rilevare e comprendere gli effetti negativi che la psiche produce sulla cute, ossia la risposta fisica a un disagio psicologico. Ne parleremo nel corso di tutto il 2025, analizzando casi pratici con l’aiuto di un esperto.

La psicocosmesi è un nuovo approccio al cliente/paziente della farmacia che sfrutta le più recenti conoscenze sulla connessione tra pelle e cervello. Ha lo scopo di rilevare e comprendere gli effetti negativi che la psiche produce sulla cute, ossia la risposta fisica a un disagio psicologico. La psicocosmesi è però anche la valorizzazione della bellezza come strumento di benessere fisico e mentale e di conseguenza contribuisce a mettere in luce la funzione positiva, e ormai indispensabile, del dermocosmetico nella vita delle persone.

Spesso la formazione del farmacista non prevede competenze in campo psicologico e quindi la relazione con il cliente si limita al consiglio qualificato dei prodotti e alla spedizione delle ricette. Nell’ambito del profondo cambiamento che vive oggi la farmacia, è importante saper comunicare in modo efficace con persone emotivamente coinvolte da una patologia o da un inestetismo del viso, del corpo o dei capelli.

Chi frequenta la farmacia per acquistare medicinali o cosmetici si aspetta anche una certa “vicinanza” da parte del farmacista a sostegno di problematiche di tipo estetico che compromettono più o meno gravemente la vita di relazione.

Per aiutare i farmacisti a fare questo, mi avvarrò della collaborazione del dottor Enrico Gamba, psicologo clinico, che suggerirà le giuste modalità da utilizzare per creare empatia e far sentire le persone a proprio agio e libere di esprimere le loro problematiche.

Come creare feeling con i clienti e farsi amare

Sempre più spesso uomini e donne si recano in farmacia con l’esigenza di essere ascoltate e non solo per risolvere il proprio disagio tramite un farmaco o un cosmetico. L’ascolto attivo è la capacità di entrare in sintonia con il cliente in maniera empatica, di comunicare, di comprenderne il suo stato d’animo e di sospendere qualsiasi giudizio nei suoi confronti. Un buon comunicatore parla per il 20% e ascolta per l’80%: non anticipa le risposte, evita di interrompere, dà segnali di ascolto e pone domande aperte. L’interazione con il cliente/paziente si declina in 5 momenti: l’accoglienza, l’ascolto, il consiglio, il cross selling e l’arrivederci. Nella fase di ascolto, il farmacista non deve limitarsi solo a raccogliere informazioni per poter offrire un corretto consiglio del trattamento nutri-cosmetico personalizzato, ma deve anche sviluppare empatia. È un momento importante perché crea feeling, fa scattare la fiducia e garantisce gli ingressi.

Dottor Gamba, come si fa, in pochi minuti, a mettere a suo agio una persona angosciata, spaventata o semplicemente preoccupata per un problema estetico e comunicarle disponibilità all’ascolto?
Nel panorama contemporaneo della cura e del benessere, la farmacia emerge come un microcosmo significativo dove si intrecciano bisogni profondi e dinamiche relazionali complesse. Come psicoterapeuta, osservo con particolare interesse questo fenomeno che riflette una più ampia trasformazione sociale: la ricerca di spazi di ascolto autentico in contesti quotidiani. L’arte di accogliere una persona in difficoltà, anche nel breve tempo di un’interazione in farmacia, richiede una comprensione profonda della vulnerabilità umana. Il primo contatto diventa un momento cruciale dove si gioca la possibilità di creare uno spazio sicuro per l’espressione del disagio.

La chiave risiede in un approccio che intreccia presenza fisica e apertura emotiva. Il linguaggio del corpo -uno sguardo accogliente, una postura rilassata ma attenta, un’espressione che comunica disponibilità- crea le fondamenta per un dialogo autentico. Frasi come “Sono qui per ascoltarla” o “Mi racconti cosa la preoccupa” diventano ponti relazionali, inviti gentili a condividere il proprio vissuto.

È interessante notare come, in questi brevi incontri, si manifesti una dinamica psicologica universale: il bisogno di riconoscimento e validazione. Quando diciamo “Capisco la sua preoccupazione” o “È naturale sentirsi così”, non offriamo solo conforto, ma riconosciamo l’altro nella sua piena umanità.

Il rispecchiamento verbale, la ripresa delicata delle parole chiave utilizzate dalla persona, crea una danza relazionale sottile ma potente. Questo processo, apparentemente semplice, attiva meccanismi profondi di risonanza emotiva che facilitano l’apertura e la fiducia.

La sfida più significativa in questo contesto è mantenere un equilibrio delicato tra professionalità e calore umano, tra competenza tecnica e accessibilità emotiva. È un’arte che richiede presenza consapevole e autentica disponibilità all’incontro.
Paradossalmente, è proprio questa attenzione alla dimensione relazionale, più che la fretta di trovare soluzioni immediate, che permette di giungere più rapidamente al cuore delle questioni e quindi a risposte efficaci. In questo spazio di incontro, anche breve, si può realizzare quella “relazione d’aiuto” che trasforma un semplice scambio commerciale in un momento di autentica connessione umana.

La pelle è lo specchio dell’anima

È dimostrato che vi sia una connessione cervello-pelle e che le emozioni abbiano un potenziale effetto sulla pelle. La piacevole stimolazione dei sensi grazie all’applicazione di un cosmetico può avere un effetto positivo anche sull’umore e la skincare fa parte delle strategie orientate al raggiungimento del benessere emotivo. Il disagio psicologico, d’altro canto, può essere somatizzato producendo infiammazioni ed eruzioni cutanee, un campanello d’allarme che avvisa che l’organismo è emotivamente in difficoltà ed occorre intervenire, meglio se con l’aiuto di uno psicoterapeuta.

Dottor Gamba, come influisce la bellezza sulla salute mentale e viceversa? Con quali parole il farmacista può comunicare questo concetto e proporre l’acquisto di prodotti cosmetici?
La relazione tra bellezza e salute mentale è un intreccio affascinante di biologia ed emozioni, dove la pelle emerge come narratrice silenziosa del nostro benessere interiore. Nel mio lavoro come psicoterapeuta, osservo quotidianamente come questo organo diventi il palcoscenico dove si manifestano le nostre tensioni emotive più profonde.

La bellezza, lungi dall’essere un mero concetto estetico, si configura come espressione tangibile del nostro equilibrio psicofisico. Quando proponiamo un prodotto cosmetico, non stiamo semplicemente offrendo una soluzione estetica, ma stiamo partecipando a un rituale di cura di sé che ha profonde implicazioni psicologiche.

Il farmacista può comunicare questo concetto evidenziando come la skincare rappresenti un momento di connessione con se stessi, un’opportunità quotidiana per praticare l’auto-accettazione e la gentilezza verso il proprio corpo. Frasi come “Prendersi cura della propria pelle significa dedicare tempo a se stessi” o “Ogni gesto di bellezza è un momento di benessere” possono aiutare a inquadrare l’acquisto cosmetico in una prospettiva più ampia di salute integrata.

È importante sottolineare come lo stress, l’ansia e le preoccupazioni possano manifestarsi attraverso la pelle, creando un ciclo che si autoalimenta: il disagio psicologico può peggiorare le condizioni cutanee, che a loro volta amplificano il malessere emotivo. La consapevolezza di questa connessione permette di approcciarsi ai problemi della pelle con una visione più completa.
Nel proporre prodotti cosmetici, il farmacista può evidenziare come questi non siano solo strumenti per migliorare l’aspetto esteriore, ma alleati nel percorso verso un benessere più profondo. L’applicazione di una crema può diventare un momento mindful, un rituale quotidiano che nutre non solo la pelle ma anche l’anima.

La vera bellezza emerge quando riusciamo a stabilire un dialogo armonioso tra mente e corpo, quando la cura esteriore diventa specchio di un benessere interiore. In questo senso, il cosmetico si trasforma da semplice prodotto a strumento di un percorso più ampio di autoconsapevolezza e accettazione.

È fondamentale comunicare che investire nella propria bellezza non è un atto di vanità, ma una forma di rispetto verso sé stessi, un modo per ascoltare e rispondere ai bisogni del proprio corpo e della propria mente in un’ottica di benessere integrato.

(di Gabriella Daporto, Panorama Cosmetico n. 1/25, ©riproduzione riservata)

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