Etnocosmesi: un nuovo approccio

Ha ancora senso parlare di razza dal punto di vista estetico? Sotto la pelle siamo biologicamente indistinguibili. Il concetto di razza è completamente superato: esso non determina il colore della pelle e il colore della pelle non definisce la razza.

Le caratteristiche cromatiche della cute di un individuo sono determinate dall’interazione di numerosi fattori biologici: genetici, ambientali, culturali. Occorre, poi, sottolineare che la pelle nera non è “nera” così come quella bianca non è realmente “bianca”: i colori della cute piuttosto rappresentano variazioni dello spettro del rosso.

Immaginiamo di partire per un viaggio alla scoperta dei principali gruppi etnici che compongono la famiglia umana. In Europa, Africa settentrionale, America, Australia, Nuova Zelanda e parte dell’Asia ci imbattiamo in un gruppo eterogeneo con pelle che varia dal roseo al bruno-olivastro, occhi e capelli di diverse tonalità, volti ovali e nasi sottili. Sono gli Europoidi (o Caucasoidi), tra cui troviamo arabi, armeni, persiani e indiani.

Procediamo, poi, verso l’Asia, dove incontriamo i mongoloidi. La loro pelle è giallastra, i loro occhi hanno un taglio obliquo e gli zigomi sono sporgenti. Capelli neri e lisci completano il loro aspetto, insieme a un naso poco rilevato. Fanno parte di questo gruppo anche i cinesi, i giapponesi, i coreani, i mongoli e gli eschimesi.

Scendiamo, quindi, nell’Africa subsahariana, dove risiedono i negroidi. La loro pelle è scura, occhi e capelli sono neri e le labbra sono sporgenti. Il naso è largo e la statura varia. In America, troviamo i discendenti degli schiavi africani, che appartengono a questa stessa razza. Concludiamo il nostro viaggio in Oceania, Insulindia e Asia meridionale, dove abitano gli australoidi. La loro pelle è scura, i loro occhi anche e i loro capelli sono ondulati oppure ricci. Il naso è largo e la statura media.

Ogni gruppo etnico ha la sua bellezza e unicità, un patrimonio prezioso da conoscere, preservare e rispettare. Dunque, piuttosto che parlare di razza, è più corretto parlare di etnia, concetto più fluido e auto-identificativo. La conoscenza delle differenze etniche nella cura della pelle è fondamentale per dermatologi, cosmetologi e consumatori, poiché consente di scegliere i prodotti e i trattamenti più efficaci. L’etnocosmesi è, dunque, una branca della cosmetologia che si occupa delle diverse esigenze di cura della pelle in base all’etnia. In questo articolo, approfondiremo alcune di queste esigenze, soffermandoci su alcuni aspetti chiave.

DIFFERENZE DI COLORE, E NON SOLO…

La pigmentazione della pelle umana si è evoluta nelle diverse zone in modo che la cute fosse abbastanza scura da impedire alla luce solare di distruggere i folati, ma abbastanza chiara da favorire la produzione di vitamina D. Il colore è legato soprattutto alla presenza di melanina, un pigmento prodotto dai melanociti che varia in quantità da individuo a individuo.

Il fototipo è una classificazione della pelle in base alla sua sensibilità al sole. Esistono sei fototipi, con il primo che indica la pelle più chiara e sensibile e il sesto legato alla cute più scura e resistente. Le carnagioni più scure, tipiche di fototipi Fitzpatrick IV-VI, posseggono una maggiore concentrazione di melanina, che offre una naturale protezione dai raggi Uv. Al contrario, le pelli più chiare (fototipi I-III) sono più sensibili al sole e necessitano di una protezione solare più alta. Secondo alcuni studi, i tipi di pelle meno pigmentati (cinesi, europei e messicani) posseggono circa la metà della melanina epidermica rispetto ai tipi di pelle più scuri (indiani e africani).

La fotoprotezione offerta dalla melanina contrasta una delle principali cause dell’invecchiamento cutaneo, favorito, appunto, dall’eccessiva esposizione solare (photoaging). Dunque, le pelli più scure tendono a invecchiare più lentamente rispetto a quelle più chiare, tuttavia sono maggiormente soggette a problemi di pigmentazione.

La melanina svolge un ruolo importante nella sintesi di vitamina D, nutriente essenziale per la salute delle ossa, del sistema immunitario e di altri organi: le persone con carnagioni più scure possono avere una minore capacità di sintetizzare vitamina D a causa della loro maggiore quantità di melanina.

Lo strato corneo -lo strato più esterno della pelle- è composto da cellule morte che formano una barriera contro le aggressioni esterne. Le pelli più scure tendono ad avere uno strato corneo più compatto rispetto a quelle più chiare, conferendo una maggiore protezione dagli agenti irritanti e dai microrganismi. Ne consegue che la pelle delle persone con fototipi bassi è più vulnerabile alle aggressioni esterne, come smog, polvere e batteri.

ETNIA E SALUTE DELLA PELLE

In generale, le malattie dermatologiche sono un problema comune. L’etnia, però, può influenzare la prevalenza e la severità di alcune di esse. L’acne, per esempio, è una malattia infiammatoria del follicolo pilifero che colpisce principalmente adolescenti e giovani adulti. Le pelli grasse e sebacee sono più predisposte all’acne, che si manifesta con comedoni, papule, pustole e noduli. La pelle nera ha una maggiore dimensione e densità di ghiandole apocrine ed eccrine, che si traduce in una maggiore secrezione di sebo. Questo probabilmente spiega la maggiore flora microbica presente e la maggiore incidenza dell’acne nei soggetti dalla pelle scura.

L’iperpigmentazione post infiammatoria è una pigmentazione temporanea che segue una lesione (per esempio, un’ustione termica o punture di insetti), un’infezione (la dermatofitosi) o un disturbo infiammatorio della pelle (come dermatite e acne). Essa può insorgere in tutti i tipi di pelle, ma colpisce più frequentemente i pazienti con carnagione scura in quanto sulla loro pelle l’alterazione di colore tende a essere più intensa e a persistere per un periodo più lungo. Basti pensare che oltre i due terzi delle donne afroamericane affette da acne soffrono di iperpigmentazione post infiammatoria, che di solito si palesa durante il processo di guarigione che segue il trattamento dell’acne.

Anche le cicatrici cheloidi sono una sequela dell’acne più comune nelle popolazioni di colore rispetto a quelle bianche. La pseudofolliculitis barbae è un’altra dermatosi infiammatoria comune, in particolare tra gli afroamericani, che provoca iperpigmentazione post infiammatoria.

Negli Stati Uniti le persone di pelle bianca sono soggette ad acne, psoriasi, tumori della pelle, dermatite; coloro con pelle nera incorrono in acne, eczema, disturbi della pigmentazione, dermatite seborroica, alopecia, infezioni fungine, dermatiti da contatto, verruche cheloidi, pitiriasi rosea, orticaria. Ancora, nel Regno Unito i neri sono soggetti ad acne, follicolite, psoriasi, cheloidi, alopecia areata, orticaria, pitiriasi rosea, lichen simplex.

La cultura è in continua evoluzione, basandosi sull’interazione e la negoziazione tra individui. Questo significa che l’etnocosmesi come disciplina deve essere flessibile e adattabile per rispondere alle esigenze di una popolazione sempre più diversificata. L’inclusione è un processo continuo che richiede impegno da parte di tutti gli attori coinvolti, dai pazienti al personale sanitario chiamato a creare protocolli di cura semplici, monitorabili ed efficaci. E tra questi includiamo, naturalmente, anche il farmacista.

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